Trapianto di Cornea per cheratocono a Roma e Milano, cheratoplastica lamellare, cheratoplastica perforante: innesto di cornea

Trapianto di Cornea per Cheratocono

Cheratoplastica perforante o cheratoplastica lamellare

cheratocono trapianto di cornea

In una percentuale pari a circa il 15% di tutti i pazienti colpiti da cheratocono, la malattia non trattata evolve in modo progressivo e continuativo fino a portare al “trapianto” della cornea stessa. Il cheratocono è la prima causa di trapianto di cornea nei paesi occidentali. L’intervento di trapianto di cornea può prendere il nome di cheratoplastica perforante, lamellare o endoteliale.

trapianto di cornea cheratocono
Il Dr. Abbondanza esegue trapianti di cornea da oltre 35 anni, avendo una considerevole esperienza operatoria con tale tipo di chirurgia.

trapianto di cornea cheratocono

Trapianto di cornea per cheratocono: quando serve?

Il trapianto di cornea per cheratocono è necessario quando la chirurgia conservativa del cheratocono non può più essere utile alla cornea malata. In caso di eccessivo assottigliamento dell’apice del cono od in caso di cicatrici opache centrali, tali da interferire con la visione, i pazienti, per migliorare la loro vista e per non avere più il dolore causato dalle lenti a contatto, dovranno ricorrere ad un innesto di cornea. Il trapianto di cornea per cheratocono può essere perforante o lamellare.

trapianto di cornea cheratocono

Nella maggior parte dei casi, quando il cheratocono è trattato per tempo, il trapianto di cornea può essere evitato, in primis con il Cross-linking.

 

La rimozione della cornea affetta dalla patologia in un trapianto di cornea per cheratocono

                                                                                                                         Video e spiegazione del trapianto di cornea per cheratocono (cheratoplastica perforante)

 

 

Trapianto di cornea: le tipologie di trapianto

In generale, esistono 3 tipi di trapianto di cornea, necessari a seguito di diverse patologie e traumi (non solo per cheratocono):

 

  1. Trapianto di cornea a tutto spessore (penetrating keratoplasty – PK);
  2. Trapianto di cornea lamellare (deep anterior lamellar keratoplasty – DALK);
  3. Trapianto di cornea endoteliale (Descemet’s Stripping Endothelial Keratoplasty o Descemet’s Stripping Automated Endothelial Keratoplasty – DSEK o DSAEK; e Descemet’s Membrane Endothelial Keratoplasty – DMEK).

 

Il loro utilizzo dipende dalle condizioni del paziente e, dunque, dalla scelta del chirurgo oculista. Ogni metodica ha i suoi punti a favore ed i suoi svantaggi.

 

Il trapianto di cornea perforante o a tutto spessore

Il trapianto di cornea perforante (penetrating keratoplasty – PK) consiste nella rimozione, completa e a tutto spessore, della parte centrale della cornea del paziente e nella sua sostituzione con una cornea proveniente da un donatore. La cheratoplastica perforante ha successo nel 90% dei casi. Infatti circa il 10% dei trapianti di cornea perforanti eseguiti va incontro a rigetto. Le persone operate con successo dovranno, quasi certamente, usare delle lenti a contatto per avere una visione soddisfacente. Infatti, circa l’80% delle persone operate riesce a vedere 5 decimi ed oltre, ma solo grazie alle lenti a contatto.

 

Il trapianto di cornea lamellare

Le problematiche appena elencate sono presenti in misura considerevolmente minore in caso di trapianto di cornea lamellare anteriore (deep anterior lamellar keratoplasty – DALK), in cui cioè solo la porzione di cornea maggiormente colpita dalla patologia viene rimossa e sostituita con una da donatore. Il trapianto di cornea lamellare anteriore è la procedura di trapianto più comune in caso di cheratocono molto avanzato in cui, però, lo strato più interno della cornea, ovvero l’endotelio, sia intatto. Il trapianto di cornea lamellare anteriore è meno complicato per il chirurgo e meno invasivo per il paziente, nonostante non sia sempre possibile eseguirlo come trattamento, nel qual caso il trapianto di cornea a tutto spessore rimane l’alternativa più valida.

 

Trapianto di cornea: il possibile rigetto

Il potenziale rigetto – un evento relativamente raro – è legato al fatto che gli anticorpi del paziente riconoscono come “estranee” al proprio organismo, le cellule della cornea donata e le aggrediscono come farebbero con batteri e virus. Fondamentale è seguire la terapia anti-rigetto prescritta dal chirurgo oculista dopo il trapianto. Il rigetto può essere acuto oppure cronico, ossia può avvenire nei giorni immediatamente successivi all’intervento oppure anche dopo svariati mesi o anni.

 

Circa il 5% delle persone operate di trapianto di cornea a tutto spessore subisce un rigetto acuto del trapianto e deve ripetere l’operazione sperando in un risultato migliore. Tutti coloro che però sono stati operati e che hanno avuto un rigetto della cornea trapiantata hanno un rischio di un nuovo rigetto superiore rispetto al primo intervento di trapianto di cornea.

 

Un altro 5% delle persone operate di innesto di cornea avrà un rigetto cronico del trapianto stesso con crisi acute che possono essere parzialmente controllate mediante l’uso di farmaci specifici anti rigetto (cortisonici e/o antimetaboliti).

 

Le fasi del trapianto di cornea per cheratocono

 

Trapianto di cornea: la durata del trapianto

Bisogna descrivere inoltre un aspetto poco noto, ma molto importante. Il lembo che è posto in sostituzione della cornea malata non ha una durata pari alla cornea originale. Questa, in media, è di circa 18 anni secondo le statistiche più accreditate a livello internazionale (The Australian Corneal Graft Registry) in caso di trapianto di cornea perforante o a tutto spessore. La cornea donata ha un invecchiamento precoce per una serie di ragioni. Queste sono, principalmente le seguenti:

 

Un trapianto di cornea per cheratocono con sutura continua

Il lembo apparteneva ad un essere umano che è deceduto per ragioni che non creano alcun problema alla donazione di organi e tessuti, diventa però estremamente importante il lasso di tempo che intercorre tra la morte ed il prelievo degli organi e dei tessuti. Più è lungo questo intervallo e maggiori saranno i danni che la cornea subirà. Il liquido in cui vengono conservate le cornee una volta espiantate, contiene sostanze nutritive e sostanze conservanti. Le sostanze conservanti hanno il compito, fondamentale, di impedire che si sviluppino, all’interno del liquido stesso, batteri e funghi. Più a lungo una cornea rimane nel liquido di conservazione e maggiori saranno i danni che essa subirà. L’insieme di queste variabili fa si che la cornea donata abbia una vita inferiore a quella originale. E’ evidente quindi che diviene importante rinviare il trapianto di cornea il più a lungo possibile, sperando poi di avere al momento del trapianto una cornea proveniente da un soggetto di giovane età.

In caso di trapianto di cornea lamellare (deep anterio lamellar keratoplasty – DALK), non viene rimossa la cornea in tutto il suo spessore. Si pratica una separazione dei diversi strati della cornea ed andiamo a sostituire solamente gli strati superiori, più esterni, della cornea stessa lasciando quello più profondo al suo posto senza sostituirlo. In questo modo si vanno a ridurre sostanzialmente i rischi legati al rigetto. Tale tecnica è, indubbiamente, molto meno a rischio di problemi di rigetto ma consente, normalmente, una acuità visiva post operatoria, inferiore a quella ottenibile mediante trapianto di cornea a tutto spessore (penetrating keratoplasty – PK). Esiste, poi, il trapianto di cornea endoteliale (tre tipologie: DMEK, DSEK, DSAEK), tramite il quale si sostuisce solo la parte più interna della cornea. Questo intervento è utilizzato in presenza di altre patologie.

 

Un trapianto di cornea per cheratocono eseguito dal Dr. Abbondanza 15 anni prima di questo esame

Un trapianto di cornea per cheratocono eseguito dal Dr. Abbondanza 15 anni prima di questo esame, ancora in ottimo stato

 

Trapianto di cornea per cheratocono: come evitarlo?

Il “trapianto di cornea” è un insieme di interventi molto utili in casi di cheratocono o altre patologie corneali marcatamente avanzate. Tuttavia, si tratta di interventi maggiori e con diverse complicazioni, che è ovviamente preferibile evitare, se e quando possibile.

 

In Italia, come in tutti gli altri Paesi sviluppati, la maggioranza delle cornee che sono trapiantate serve per porre rimedio a cheratoconi talmente evoluti da non potere essere curati diversamente. E’ dunque per evitare il più possibile la necessità del trapianto di cornea che il Dr. Marco Abbondanza e diversi suoi colleghi in Italia e nel resto del mondo hanno utilizzato e contribuito a sviluppare, sin dai primi anni ’80, la chirurgia conservativa del cheratocono (Cross-linking, varianti specifiche del Cross-linking, MARK, ICRS, e tecniche combinate).

 

Nella maggior parte dei casi, quando il cheratocono è trattato per tempo, il trapianto di cornea può essere evitato con la chirurgia conservativa del cheratocono.

 

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Il Dr. Marco Abbondanza, nel corso della sua trentennale esperienza, è diventato uno dei massimi esperti del cheratocono e uno dei maggiori fautori della chirurgia conservativa del cheratocono, avendo introdotto in Italia il Cross-linking (2005) ed avendo ideato lui stesso una tecnica microchirurgica per evitare il trapianto di cornea, la MARK, nel 1993. Ha, inoltre, stabilito il primo protocollo italiano di collaborazione scientifica con il Save Sight Institute dell’Università di Sydney, proprio allo scopo di rafforzare la ricerca sul cheratocono. E’ membro del comitato direttivo del Keratoconus Registry dell’Università di Sydney, uno dei più importanti centri di ricerca al mondo sul cheratocono.

 

Grazie a queste metodiche, il numero di pazienti che ha dovuto affrontare il trapianto è diminuito drasticamente ed è in continuo calo. Per tali ragioni, è stato intervistato dai più noti programmi televisivi e dai maggiori giornali italiani, nel corso degli anni.

 

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